Scuola dell'Infanzia, Primaria e Secondaria di 1° Grado ad indirizzo Musicale

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L’ISTITUTO “DELEDDA- S.G. BOSCO” INCONTRA L’AUTORE FRANCO B. VITOLO

“Cioccolato ad Auschwitz”: per non dimenticare…

 

 

“L’olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.” Così scriveva Primo Levi nel suo romanzo “Se questo è un uomo”. Parole chiare che hanno contrassegnato l’esperienza vissuta da noi ragazzi a scuola lo scorso giovedì.

Il 26 gennaio 2017 noi alunni dell’I.C. “Deledda-S. G. Bosco” abbiamo incontrato l’autore Franco Bruno Vitolo, di Cava de’ Tirreni, ex docente di Lettere, uomo particolarmente eclettico, giornalista, critico letterario, promotore culturale, che ha presentato alle classi seconde e terze della Scuola Secondaria il libro “Cioccolato ad Auschwitz”.

L’evento è stato introdotto dalla nostra D.S., prof.ssa Lovecchio, che ha insistito sull’importanza dell’educare ai valori fondamentali che vanno strenuamente coltivati e tramandati.

La parola chiave dell’incontro è stata “razzismo” e i campi di concentramento ne sono stati una forma estrema. Progettati per fabbricare morte, all’interno di essi, per indicare gli uomini, si usava il termine stücke ossia “pezzi”.

Il prof. Vitolo ci ha spiegato la differenza tra olocausto e shoah, con un’analisi etimologica chiara e puntuale. Il libro è un diario romanzato di un viaggio ad Auschwitz di quattordici studenti accompagnati da Settimia Spizzichino una deportata ebrea italiana, unica donna sopravvissuta, tra 1022 ebrei, al rastrellamento del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943 e una tra le più importanti testimoni dell'Olocausto.

Attraverso il racconto di Settimia, davanti ai nostri occhi si è concretizzato il duro viaggio di sei giorni nei vagoni della morte, l’arrivo ad Auschwitz, la fila degli abili al lavoro e quella di chi era destinato alla camera a gas, l’umiliazione di dover stare nudi uno accanto all’altro, la perdita della femminilità in un ricciolo freddo caduto sulle spalle con un brivido che sapeva di morte, il trasferimento della donna nel blocco 10 come cavia umana per esperimenti. Nel  1945, con l'evacuazione di Auschwitz, Settimia dovette affrontare la marcia della morte, ulteriore forma di disumanizzazione, fino al campo di concentramento di Bergen Belsen. Per la raffica di colpi del soldato di guardia sui prigionieri, Settimia si nascose in un mucchio di cadaveri e lì rimase per circa due giorni, fino alla liberazione. Perché “Cioccolato ad Auschwitz”? Settimia racconta che, durante il periodo di permanenza nel blocco 10, si era leggermente allontanata sul terrazzino e aveva visto un ciuffo d’erba, (presenza rara in un campo fangoso) da cui era rimasta profondamente attratta. Si era trascinata lentamente, aveva mangiato l’erba ed era risultata buona come il cioccolato.

“Meditate che questo è stato…” per noi alunni è stata una lezione importante, ci ha portato a riflettere sulle vicende storiche e sul nostro presente, sul modo di relazionarci agli altri, su situazioni che diamo per scontato, sul calore della nostra casa, sul cibo, sull’igiene, sulla libertà di correre e saltare, sull’importanza di vivere preservando i veri valori, perché anche noi dobbiamo scegliere di non essere “carnefici” nella nostra quotidianità e imparare a vedere il mondo “dalla parte dell’erba”. Quale insegnamento più idoneo per la nostra generazione virtuale! Cosa può aiutare la nostra formazione? “La scuola” è stata la risposta del prof. Vitolo, perché stare a scuola è un privilegio, solo la scuola trasforma “gli specchi in finestre”.

Classe II A Scuola Secondaria

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